Francesco Guccini si racconta

Evento speciale Premio Ceppo: giovedì 1 ottobre lo scrittore, che ha compiuto 80 anni e ha vinto il Selezione Campiello, è al Teatro Manzoni di Pistoia 

Al Teatro Manzoni di Pistoia (Corso Gramsci 129), giovedì 1 ottobre alle ore 17.00, la 64 edizione del Premio Letterario Internazionale Ceppo organizza un “Omaggio a Francesco Guccini”. 

L’evento si svolge con la compartecipazione del Comune di Pistoia, il sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia e il contributo di Giunti Editore.

La serata sarà condotta e moderata dallo scrittore Paolo Fabrizio Iacuzzi, presidente e direttore del Premio che ha anche seguito come editor gli ultimi libri dello scrittore pavanese presso Giunti:TralummescuroBallata di un paese al tramonto(2019, Premio Selezione Campiello 2020), Non so che viso avesse. Quasi un’autobiografia(2020) che saranno presentati durante l’incontro.

Interverranno i poeti e criticiAlberto Bertoni(Università di Bologna e giurato del Premio) eStefano Carrai (Scuola Normale Superiore di Pisa), che si sono a lungo occupati dell’opera di Guccini.

Porgeranno i loro salutiAlessandro Tomasi(sindaco di Pistoia), Lorenzo Zogheri(presidente della Fondazione Caript),Antonio Franchini(direttore della narrativa Giunti-Bompiani).

Ingresso libero con posto non numerato e regolato in ottemperanza alla normativa Covid-19.

Prenotazione obbligatoria alla Biglietteria del Teatro Manzoni (Pistoia, corso Gramsci 127): da martedì a venerdì dalle ore 16.00 alle ore 19.00 e sabato dalle ore 11.00 alle ore 13.00. Telefono:  0573/991609 – 0573/27112

L’evento, che avrebbe dovuto svolgersi a marzo ma rimandato per l’emergenza Covid 19, conclude il 64° Premio Letterario Internazionale Ceppo. E’ in collaborazione con la Libreria Lo Spazio in via dell’Ospizio, che venderà le copie dei libri di Guccini da lui autografati (non sarà possibile infatti fare il firmacopie finale per le normative anti Covid 19). La libreria presto traslocherà in via Curtatone e Montanara, per dar vita a un progetto culturale ed educativo più ampio, una vera e propria scommessa nel quale anche il Premio Ceppo è coinvoltoper la 65° edizione con il Ceppo Biennale Poesia 2021, il cui concorso è stato già bandito ma che si svolgerà in sicurezza fra la primavera e l’estate.

Un’iniziativa più ampia su Francesco Guccini

Con questo “Omaggio a Francesco Guccini” il Premio Ceppo dedica un momento di riflessione sulla lezione e sul magistero che lo scrittore ha consegnato all’Italia attraverso le sue canzoni e i suoi racconti. 

Gli era stato già assegnato in passato il Premio Ceppo Natura, quasi a sottolineare una essenziale vocazione “econarrativa” della sua scrittura ed era già stato presentato due anni fa l’antologia Canzoni (a cura di Gabriella Fenocchio, Bompiani). 

Il compimento degli 80 anni di età, coronato dal Premio selezione Campiello per Tralummescuro. Ballata per un paese al tramonto, ha imposto al Premio di organizzare non una semplice celebrazione ma il trampolino per il lancio di un convegno più ampio su “Francesco Guccini scrittore” che solo l’emergenza sanitaria per Covid 19 ha costretto a procrastinare. 

L’evento di Pistoia, oltre a Alberto Bertoni, autore del più ampio ed esaustivo saggio sulla scrittura di Guccini nella seconda parte di Non so che viso avesse. Quasi un’autobiografia, coinvolge Stefano Carrai, che a Guccini ha dedicato grande attenzione critica, e Antonio Franchini, artefice editoriale dell’intera parabola narrativa dell’autore.

Guccini è lo scrittore della gente dell’Appennino, fra Toscana e Emilia, inteso come metafora di ogni ritiro non fine a sé stesso dal mondo ma per ascoltare e dar voce all’umanità più autentica e vera del mondo. Scrive da quella terra di frontiera – esistenziale e culturale, fra due cruciali isoglosse linguistiche – che è Pàvana, mito e roccaforte di una narrazione orale e contadina che Guccini ha portato di nuovo alla ribalta nella letteratura italiana grazie al suo talento, quello di un uomo che, pur di mettere a frutto e fino in fondo la propria vocazione di scrittore, ha preferito saggiamente ritirarsi dai palcoscenici e dai riflettori della canzone italiana, per scrivere da Maestro, da “gigante dell’Appennino” il suo nome e cognome a chiare lettere nella leggenda della nostra terra.

Alberto Bertoni, dal saggio in “Non so che viso avesse. Quasi un’autobiografia” (Giunti 2020)

“Guccini racconta assumendo un punto di vista dal basso che non accoglie la minima forma di narcisismo, di autocompiacimento o di ammicco al fatto che poi tutte queste vicende autobiografiche sono accomunate da una storia a lieto fine. In fondo sarebbe la soluzione più facile e più alla moda (se pensiamo alle autobiografie di altri cantanti o degli attori o degli sportivi), perché il narratore Francesco Guccini – quando compone i suoi libri – è già diventato uno dei personaggi più credibili e autorevoli della nostra scena pubblica, oltre che l’autore consacrato di canzoni mandate a memoria da centinaia di migliaia di persone di tutte le età e di tutti i ceti sociali. Tra l’altro, e in aggiunta, è necessario ricordare in sede critica che la descrizione di realtà, situazioni e persone povere non è poi così diffusa, nella nostra narrativa novecentesca, dopo l’archetipo del ciclo dei “vinti” di Verga: e bisogna in proposito risalire agli operai del napoletano Bernari o ai seguaci del grande modello toscano offerto da Federigo Tozzi: Bilenchi, Pratolini, Bianciardi, Cassola.”

Francesco Guccini è nato a Modena nel 1940 e vive a Pavana sull’Appennino. Cantautore-poeta e scrittore di assoluta originalità, è un mito per generazioni di italiani. Cronista per due anni alla Gazzetta dell’Emilia di Modena e cantante chitarrista in orchestre da balera, è stato sporadicamente anche attore, autore di colonne sonore e di fumetti. Per vent’anni, fino alla metà degli anni ottanta, ha insegnato lingua italiana al Dickinson College di Bologna, scuola off-campus dell’Università della Pennsylvania. Ha esordito nella narrativa nel 1989 con Cròniche Epafánicheper poi pubblicare molti racconti e romanzi, tra cui, Vacca d’un cane (1993), Racconti d’inverno(1993; con Giorgio Celli e Valerio Massimo Manfredi), La legge del bar e altre comiche(1996), Cittanòva blues (2003), Icaro (2008), i due volumi del Dizionario delle cose perdute (2012 e 2014), Un matrimonio, un funerale, per non parlar del gatto (2015), Tralummescuro (2019) e Non so che viso avesse (2020). Ha concluso la sua carriera musicale con il disco L’ultima Thule (2012). Dal 1997, con Loriano Macchiavelli ha pubblicato una lunga serie di libri gialli. Le sue canzoni più belle sono raccolte e commentate inCanzoni (a cura di Gabriella Fenocchio), Bompiani 2018.

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