Incontro con Viviana Salomon

Può sembrare strano parlare del passato, ricordare quello che è stato. A volte però ci serve ripensare, ricordare, far tornare alla mente alcuni episodi, momenti importanti che hanno segnato la storia dell’umanità, perché gli errori non si devono ripetere.

Il primo febbraio, nell’Aula Magna del Liceo Scientifico Amedeo di Savoia Duca d’Aosta, si è svolta un emozionante incontro con Viviana Salomon che ci ha raccontato la storia della deportazione, da parte dei nazisti, dei suoi genitori e di sua sorella. A questo incontro hanno partecipato molte classi delle scuole della provincia di Pistoia.

Viviana Salomon è nata a Trieste nel 1956, la seconda di tre sorelle, ed è cresciuta in una famiglia di origini ebraiche. I suoi genitori erano originari dell’Europa dell’Est ed arrivarono a Trieste nei primi anni cinquanta.

Suo padre, Raoul, all’epoca viveva a Chernowitz, a suo tempo in Romania. Questa città fu la prima ad essere occupata in seguito al patto fra la Germania ed i sovietici.

Fu deportato dai rumeni insieme a sua madre, sua sorella ed altri membri della famiglia; undici persone in tutto furono portate nella zona di Transnistria. Erano tantissimi, 150.000 e di questi solo 60.000 riuscirono a sopravvivere. Il padre di Viviana fu catturato e mandato in un campo di lavoro forzato vicino al Mar nero. Nel marzo del 1944 fu liberato, con l’arrivo dei russi, e lui e la sua famiglia partirono per il lungo viaggio verso casa.

Sua madre, Klara, viveva a Oradea ed apparteneva ad una famiglia ortodossa ungherese. Nel marzo del 1944 fu occupata dai tedeschi e nel giro di 10 settimane vennero deportati 750,000 ebrei ungheresi; la maggioranza arrivava ad Auschwitz.

Klara fu deportata all’età di soli 13
anni, con sua sorella, sua madre, il suo bisnonno e alcuni zii materni. Sua nonna morì nel giro di pochissimo: fu una delle prime ad essere selezionata per la camera a gas. Le due sorelle riuscirono a rimanere unite nel campo di Birkenau fino all’ottobre nello stesso anno, quando la sorella fu trasferita ad Auschwitz e più tardi uccisa. La madre, rimasta sola, fu trasferita in un campo in Germania e da lì i tedeschi la avviarono alla “Marcia della morte” fino al 25 aprile del 1945, quando fu liberata dai russi. Oltre a sua nonna, anche il bisnonno e una delle zie furono uccisi nelle camere a gas di Birkenau.

Viviana Salomon oggi abita a Tel Aviv con il suo compagno e i due figli, è un affermato architetto ed è anche una guida italiana per l’Istituto Yad Vashem. Non avrebbe nessun bisogno di andare a raccontare, in giro per il mondo, la storia della sua famiglia e a “perdere tempo” con dei ragazzi di un liceo, ma questo lei lo sente come una missione ed un modo per cercare di trasmettere negli animi dei giovani, che di questa storia ne hanno solo sentito parlare, tutta la crudeltà di una tragedia che in qualche modo ha infangato il genere umano. Per far si che non debba più ripetersi in nessuna parte del mondo.

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